I romanzi che non dimentico
Ognuno di noi, nella sua vita da lettore, ha incontrato dei romanzi che gli sono rimasti particolarmente impressi. Non parlo solo dei capolavori, delle grandi opere valide dal punto di vista letterario. Parlo di quei romanzi che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un segno indelebile nelle nostre menti. Ho provato, quasi per gioco, a selezionare quelli che per me sono stati “romanzi svolta”.
Il primo che mi è venuto in mente è veramente un capolavoro. Parlo di “Seta” di Alessandro Baricco, di cui parlo qui. Non voglio rifare la recensione, ma spiegarvi perché abbia segnato la mia vita letteraria. Prima di “Seta” non avevo mai letto un romanzo così breve, e non avevo mai nemmeno pensato si potesse scrivere qualcosa di tanto minuto e farne un capolavoro. Credo sia stato dopo la lettura di “Seta” che ho iniziato a scrivere racconti. Purtroppo, al momento, di quell’opera sono riuscito a copiare solo la lunghezza. Se mai un giorno riuscirò a copiarne anche la bellezza potrò definirmi uno scrittore realizzato, nonché un uomo fortunato.
Poi c’è ”Delitto a bordo” di John Dickson Carr. Ero un giovane lettore appassionato dei romanzi di Agatha Christie e Conan Doyle, ed è grazie a quel libro, peraltro non il migliore del grande autore statunitense, che ho scoperto l’esistenza di altri grandi giallisti. Da allora è stato un crescendo, una continua scoperta di nuovi grandi autori. So che se non fosse stato per quel libro, la scoperta sarebbe arrivata lo stesso, un po’ più tardi e grazie a qualche altro romanzo, ma nella mia mente la novità è associata a “Delitto a bordo” e difficilmente potrò scordarmelo.
Parlando di gialli, ce n’è un altro che mi è rimasto impresso, ma per un altro motivo: “Due iniziali soltanto” di Anna Katharine Green, acquistato al modico prezzo di mille lire in una collana economica della Newton. Non ho letto altro di quest’autrice, che potrebbe anche aver scritto grandi gialli, ma per me quello era davvero una ciofeca. Quando uno spende mille lire per un libro non si aspetta di trovarsi di fronte a un grande capolavoro (col tempo, ho scoperto invece con piacere che quella famosa collana, di capolavori, ne era davvero piena), ma non crede nemmeno di doversi pentire per i soldi spesi. Io, leggendo “Due iniziali soltanto”, mi sono pentito. Eppure oggi, a distanza di anni da quella lettura, sono grato a quel romanzo perché mi ha insegnato a discernere tra buoni e cattivi gialli, tra capolavori e mediocrità.
L’ultima opera che voglio citare è anche, in assoluto, la mia preferita: “It” di Stephen King. Tralascio ogni considerazione sulla trama meravigliosa e sui personaggi talmente ben caratterizzati da sembrare davvero reali. Per me, la bellezza di quel romanzo non si può spiegare. Se avete voglia, leggetelo. Ma, al di là di questo, “It” mi è rimasto impresso per un altro motivo, ben più intimo: mi ha insegnato a non avere paura. Di questi tempi, credetemi, non è poco.
Commenti
I romanzi che non dimentico — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>