Volevo fare lo scrittore, poi è arrivata la rata del mutuo
Girovagando in rete, sempre più spesso mi imbatto in autori esordienti che hanno deciso di pubblicare da sé la loro opera prima: per come vengono presentati, buona parte di questi lavori parrebbe poter concorrere per i migliori premi letterari esistenti sul globo terracqueo. L’Ulisse di Joyce? La Commedia di Dante? Bazzecole se confrontate con il nuovo romanzo di questo autore che è sì sconosciuto, ma che “leggetelo e vedrete che è meglio di Ken Follet”.
E allora provo a leggere qualche riga di questo o quel romanzo, approfittando degli estratti gratuiti, e presto mi chiedo se quella che ho davanti agli occhi sia la versione definitiva del succitato capolavoro. Forse l’autore ha messo in vendita, per sbaglio, una versione non corretta. Certo ci dev’essere un errore. Arrivo alla seconda pagina e inizio a segnare su un piccolo block notes i vari errori grammaticali. All’inizio li segno tutti, poi decido di selezionare solo i più grossolani. Alla fine mi limito ai veri e propri obbrobri. E riempio il taccuino.
Davvero quell’autore credeva di aver scritto un capolavoro? E’ così poca la sua capacità di autocritica?
Spengo il lettore ebook e rifletto.
Prendo fra le mani la versione definitiva del mio ultimo romanzo, che ormai è pronto per essere pubblicato. Lo sfoglio orgogliosamente.
Il taccuino è sempre lì, sul comodino, zeppo di castronerie degne di un pessimo narratore che ha frequentato, con scarsi risultati, le sole scuole dell’obbligo.
La penna con cui avevo appuntato gli errori è ancora fra le mie dita. Rileggo le prime pagine del mio lavoro e scopro un refuso. Lo segno. Un altro. Segno anche quello. Arrivato alla quinta pagina mi accorgo che, in fondo, il mio lavoro non è molto meglio di quello dello sconosciuto che ho appena riposto.
Poi Monica mi chiama dal piano di sotto.
Pare sia scaduta la rata del mutuo.
Ho paura che il momento in cui la potrò pagare con i diritti del mio romanzo non sia esattamente dietro l’angolo.
Ma quel momento arriverà.
D’altra parte, io scrivo meglio di Ken Follet.
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